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a cura di Arch. Bernardo Dominidiato
Socio e collaboratore della Pro Loco Nanto
LAPIDE TOMBALE ROMANA TROVATA A NANTO NEL 2010 DAL SIG. MIOTTO
In località Priare.
4.1 – Nanto e i Romani
Abbiamo accennato nel capitolo precedente al processo lento e pacifico della romanizzazione del Veneto.
La costruzione della Via Postumia nel 148 a.C., che congiungeva Genova ad Aquileia,
l’estensione dei diritti civili agli abitanti tra Alpi e Po nell’anno 89 a.C., e nel 49 a.C. il pieno titolo di Cittadini Romani ai Veneti, fecero di Vicetia (Vicenza) un Municipio Romano a tutti gli effetti.
Di conseguenza pure Nanto partecipò di questa “Cittadinanza”; ma a Nanto ci fu un insediamento romano?
Nel 2010, mentre l’Amministrazione Comunale stava redigendo, con l’incarico al Prof. Giuliano Gambin, la nuova Storia di Nanto, i Cittadini di Nanto ebbero la fortuna di un ritrovamento estremamente importante: una lapide Tombale Romana, quella che figura all’inizio di questo Capitolo.
La Stele di marmo alta 110 centimetri e larga 84 centimetri, presenta dei caratteri ben leggibili.
La parte superiore è costituita da un timpano ad arco all’interno del quale sono scolpiti, con buona fattura, due pesci che portano un’urna cineraria con due rose ai lati, segno della funzione funebre del reperto.
Nella parte sottostante, purtroppo incompleta, una cornice racchiude una scritta leggibilissima:
D.M.
FURIAE
Q. FILI
BASSILI…
Q. FURIUS
……..ES
SIGNIFICATO:
QUI SI INTRAVEDONO NEL TIMPANO AD ARCO i due pesci che portano l’urna cineraria e le due rose ai lati; inoltre la dedica “D.M.”
D.M. = Dii Manes Nella religione romana i Mani (in latino: Dii Manes, lett. "dei benevolenti"), per molti erano le anime dei defunti, per altri delle vere e proprie divinità benigne dell'oltretomba.
I Mani erano oggetto di devozione sia in ambito familiare che cittadino con offerte sacrificali prevalentemente incruente (vino, latte, miele, pane ecc.) segno di una antica matrice agricola.
I sepolcri e tutto quello che contenevano erano consacrati ai Mani, perché questi evitassero la profanazione della tomba stessa.
ESEMPI:
QUI SI INTRAVEDE LA SCRITTA :BASSILI..Q. FURIUS
La lapide era appartenente ad un cittadino di Nanto di nome Quinto Furio appartenente
Alla gens romana Furia.
Collocazione attuale della Lapide Romana nella Pieve di Nanto.
Questa Lapide, interessante per la fattura e la dimensione, sta ad indicare che ci troviamo di fronte ad un luogo importante di sepoltura, guarda caso proprio in prossimità delle vecchie cave di Pietra di Nanto, note e famose fin dall’epoca romana.
Infatti i Romani conoscevano bene sia la Pietra di Nanto, già allora famosa per la bellezza del colore e per l’omogeneità della grana calcarea, priva di impurità.
Vien da chiedersi se esistendo nel nostro territorio un reperto così prezioso, questo possa essere indice di un insediamento romano in Nanto.
Non lo possiamo sapere; infatti a Nanto non sono stati, fin ora, trovati resti di abitazioni del periodo romano.
Certo è che i Romani o meglio gli abitanti di Nanto in epoca romana c’erano di sicuro, e che una strada romana antica collegava il territorio dei Berici ai piedi degli stessi, o vicino all’attuale strada della Riviera Berica, sul lato sud-est.
Altri reperti sono stati trovati nel territorio di Nanto.
Infatti nella località di Bosco di Nanto nell’anno 1866 il sig. De Benedetti trovò un Cippo romano di confine di 94 centimetri di altezza per una larghezza di 25 centimetri, con questa iscrizione sui tre lati: p(edes) (tres) vacet a fine.
Questi cippi erano spesso usati nella “Centuriazione Romana” della quale portiamo un esempio più avanti della centuriazione di Bosco di Nanto, con il Palazzo dei Conti Salvi.
4.2 – La centuriazione Romana e la Centuriazione di Bosco di Nanto Romana.
Occorre aprire un breve capitolo per spiegare cosa era la Centuriazione Romana.
La centuriazione (centuriatio o castramentatio) era un sistema con cui i romani organizzavano il territorio agricolo suddividendolo in appezzamenti quadrati o quadrilateri.
Lo schema era quello già adottato nei Castrum, cioè nelle fortificazioni militari e nella fondazione di nuove città.
Era caratterizzato da una disposizione, secondo un reticolo ortogonale, di strade, canali e appezzamenti agricoli destinati all'assegnazione a nuovi coloni (spesso legionari a riposo).
Era costituito da due assi stradali perpendicolari tra loro: il primo generalmente in direzione est-ovest, chiamato "decumano massimo" (decumanus maximus), il secondo in direzione nord-sud, detto "cardine massimo" (cardo maximus).
Tale orientamento degli assi non sempre coincideva con i punti cardinali per adattarsi alle varie conformazione dei luoghi, e spesso per favorire il deflusso dell'acqua piovana lungo i canali di bonifica.
ESEMPIO DI CENTURAZIONE ROMANA (FOTO SOTTO)
ESEMPIO DI CENTURIAZIONE ROMANA A BOSCO DI NANTO (FOTO SOTTO)
L’ipotesi più probabile era che la Centuriazione Romana o meglio il “Cardo Massimo” , nella nostra zona, collegasse Monte Santo nei Colli Euganei, con Costozza e passando quindi per Bosco di Nanto, mentre il “Decumano Massimo” di tale centuriazione collegasse Barbarano con Cervarese.
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